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UDIENZA GENERALE PAPA FRANCESCO
Piazza San Pietro
Mercoledì, 21 ottobre 2015



La Famiglia - 30. Fedeltà dell’amore

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Nella scorsa meditazione abbiamo riflettuto sulle importanti promesse che i genitori fanno ai bambini, fin da quando essi sono pensati nell’amore e concepiti nel grembo.

Possiamo aggiungere che, a ben guardare, l’intera realtà famigliare è fondata sulla promessa - pensare bene questo: l’identità famigliare è fondata sulla promessa -: si può dire che la famiglia vive della promessa d’amore e di fedeltà che l’uomo e la donna si fanno l’un l’altra. Essa comporta l’impegno di accogliere ed educare i figli; ma si attua anche nel prendersi cura dei genitori anziani, nel proteggere e accudire i membri più deboli della famiglia, nell’aiutarsi a vicenda per realizzare le proprie qualità ed accettare i propri limiti. E la promessa coniugale si allarga a condividere le gioie e le sofferenze di tutti i padri, le madri, i bambini, con generosa apertura nei confronti dell’umana convivenza e del bene comune. Una famiglia che si chiude in sé stessa è come una contraddizione, una mortificazione della promessa che l’ha fatta nascere e la fa vivere. Non dimenticare mai: l’identità della famiglia è sempre una promessa che si allarga, e si allarga a tutta la famiglia e anche a tutta l’umanità.

Ai nostri giorni, l’onore della fedeltà alla promessa della vita famigliare appare molto indebolito. Da una parte, perché un malinteso diritto di cercare la propria soddisfazione, a tutti i costi e in qualsiasi rapporto, viene esaltato come un principio non negoziabile di libertà. D’altra parte, perché si affidano esclusivamente alla costrizione della legge i vincoli della vita di relazione e dell’impegno per il bene comune. Ma, in realtà, nessuno vuole essere amato solo per i propri beni o per obbligo. L’amore, come anche l’amicizia, devono la loro forza e la loro bellezza proprio a questo fatto: che generano un legame senza togliere la libertà. L’amore è libero, la promessa della famiglia è libera, e questa è la bellezza. Senza libertà non c’è amicizia, senza libertà non c’è amore, senza libertà non c’è matrimonio.

Dunque, libertà e fedeltà non si oppongono l’una all’altra, anzi, si sostengono a vicenda, sia nei rapporti interpersonali, sia in quelli sociali. Infatti, pensiamo ai danni che producono, nella civiltà della comunicazione globale, l’inflazione di promesse non mantenute, in vari campi, e l’indulgenza per l’infedeltà alla parola data e agli impegni presi!

Sì, cari fratelli e sorelle, la fedeltà è una promessa di impegno che si auto-avvera, crescendo nella libera obbedienza alla parola data. La fedeltà è una fiducia che “vuole” essere realmente condivisa, e una speranza che “vuole” essere coltivata insieme. E parlando di fedeltà mi viene in mente quello che i nostri anziani, i nostri nonni raccontano: “A quei tempi, quando si faceva un accordo, una stretta di mano era sufficiente, perché c’era la fedeltà alle promesse. E anche questo, che è un fatto sociale, ha origine nella famiglia, nella stretta di mano dell’uomo e la donna per andare avanti insieme, tutta la vita.

La fedeltà alle promesse è un vero capolavoro di umanità! Se guardiamo alla sua audace bellezza, siamo intimoriti, ma se disprezziamo la sua coraggiosa tenacia, siamo perduti. Nessun rapporto d’amore – nessuna amicizia, nessuna forma del voler bene, nessuna felicità del bene comune – giunge all’altezza del nostro desiderio e della nostra speranza, se non arriva ad abitare questo miracolo dell’anima. E dico “miracolo”, perché la forza e la persuasione della fedeltà, a dispetto di tutto, non finiscono di incantarci e di stupirci. L’onore alla parola data, la fedeltà alla promessa, non si possono comprare e vendere. Non si possono costringere con la forza, ma neppure custodire senza sacrificio.

Nessun’altra scuola può insegnare la verità dell’amore, se la famiglia non lo fa. Nessuna legge può imporre la bellezza e l’eredità di questo tesoro della dignità umana, se il legame personale fra amore e generazione non la scrive nella nostra carne.

Fratelli e sorelle, è necessario restituire onore sociale alla fedeltà dell’amore: restituire onore sociale alla fedeltà dell’amore! E’ necessario sottrarre alla clandestinità il quotidiano miracolo di milioni di uomini e donne che rigenerano il suo fondamento famigliare, del quale ogni società vive, senza essere in grado di garantirlo in nessun altro modo. Non per caso, questo principio della fedeltà alla promessa dell’amore e della generazione è scritto nella creazione di Dio come una benedizione perenne, alla quale è affidato il mondo.
Se san Paolo può affermare che nel legame famigliare è misteriosamente rivelata una verità decisiva anche per il legame del Signore e della Chiesa, vuol dire che la Chiesa stessa trova qui una benedizione da custodire e dalla quale sempre imparare, prima ancora di insegnarla e disciplinarla. La nostra fedeltà alla promessa è pur sempre affidata alla grazia e alla misericordia di Dio. L’amore per la famiglia umana, nella buona e nella cattiva sorte, è un punto d’onore per la Chiesa! Dio ci conceda di essere all’altezza di questa promessa. E preghiamo anche per i Padri del Sinodo: il Signore benedica il loro lavoro, svolto con fedeltà creativa, nella fiducia che Lui per primo, il Signore - Lui per primo! -, è fedele alle sue promesse. Grazie.


Saluti:
[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua francese, in particolare i fedeli della Normandia, della Diocesi di Creteil, la Comunità apostolica San Francesco Saverio e i giovani venuti dalla Svizzera. Chiediamo a Dio che conceda a ciascuno di restare fedele alle sue promesse, che noi affidiamo al soccorso della sua grazia e della sua misericordia.
Che Dio benedica voi e le vostre famiglie.]

I greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, including those from England, Scotland, Ireland, Denmark, Norway, China, Indonesia, Japan, Malaysia, Canada and the United States of America.  In a particular way I greet the participants in the meeting of the International Diaconate Center. God bless you all!
[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Scozia, Irlanda, Danimarca, Norvegia, Cina, Indonesia, Giappone, Malaysia, Canada e Stati Uniti d’America.  Rivolgo un saluto particolare ai partecipanti all’incontro promosso dal Centro Internazionale del Diaconato. Dio vi benedica tutti!]

[Rivolgo un cordiale saluto a tutti i partecipanti di lingua tedesca. Saluto specialmente i pellegrini dall’Arcidiocesi di Berlino con il loro Presule, Mons. Heiner Koch. Ottobre è il mese del Santo Rosario. Vi chiedo di pregare nelle vostre famiglie il Rosario, in particolare per il Sinodo sulla Famiglia, affinché la Beata Vergine Maria ci aiuti a compiere la volontà di Dio. Il Signore vi benedica tutti.]

[Saluto i pellegrini di lingua spagnola, in particolare i gruppi provenienti dalla Spagna e dall’America latina. Vi invito a pregare per i padri sinodali, il Signore benedica il loro lavoro, sviluppato con fedeltà creativa e con la ferma speranza che il Signore è il primo a essere fedele alle sue promesse. Dio vi benedica.]

[Carissimi pellegrini del Portogallo, del Brasile e di altri Paesi di lingua portoghese, benvenuti! Di cuore vi saluto tutti e affido al buon Dio la vostra vita e quella dei vostri familiari. Sono lieto d’accogliere la delegazione della Comunità Ebraica di San Paolo, accompagnata dal Cardinal Odilo Scherer. Questa visita a Roma vi aiuti a essere pronti, come Abramo, ad uscire ogni giorno verso la terra di Dio e dell’uomo, rivelandovi un segno dell’amore di Dio per tutti i suoi figli. Grazie!]

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio Oriente e soprattutto dall’Egitto. Cari fratelli e sorelle, continuate ad accompagnare il Sinodo con la vostra preghiera, e siate testimoni della presenza costante di Dio nel mondo attraverso la vostra vita famigliare. Il Signore vi benedica!]

[Do il benvenuto ai pellegrini polacchi. Carissimi, domani celebriamo la memoria di San Giovanni Paolo II, il Papa della famiglia. Siate suoi buoni seguaci nella premura per le vostre famiglie e per tutte le famiglie, specialmente quelle che vivono nel disagio spirituale o materiale. La fedeltà all’amore professato, alle promesse fatte e agli impegni che derivano dalla responsabilità siano la vostra forza. Per l’intercessione di San Giovanni Paolo II preghiamo che il Sinodo dei Vescovi, che sta per concludersi, rinnovi in tutta la Chiesa il senso dell’innegabile valore del matrimonio indissolubile e della famiglia sana, basata sull’amore reciproco dell’uomo e della donna, e sulla grazia divina. Benedico di cuore voi, qui presenti, e tutti i vostri cari. Sia lodato Gesù Cristo!]

* * *
Rivolgo un cordiale benvenuto ai fedeli di lingua italiana. Sono lieto di accogliere i cresimati della Diocesi di Faenza-Modigliana, accompagnati dal Vescovo Mons. Mario Toso e l’Associazione per l’assistenza spirituale alle forze armate, con l’Ordinario Militare Mons. Santo Marcianò.

Saluto l’Università Campus-Biomedico di Roma; l’Associazione europea Amici di San Rocco; e i gruppi parrocchiali, in particolare i fedeli di Erba, che ricordano il centenario della nascita del vescovo missionario Aristide Pirovano, sempre in  prima linea nell’aiuto ai poveri. Tutti esorto in questo mese dedicato alle missioni ad accompagnare con la preghiera e con l’aiuto concreto l’apostolato  missionario della Chiesa nei paesi più bisognosi.
Un pensiero speciale rivolgo ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Domani ricorre la memoria liturgica di San Giovanni Paolo II. Cari giovani, la sua testimonianza di vita sia di esempio per il vostro cammino; cari ammalati, portate con gioia la croce della sofferenza come egli ci ha insegnato con l'esempio; e voi, cari sposi novelli, chiedete la sua intercessione perché nella vostra nuova famiglia non manchi mai l’amore.




© Copyright - Libreria Editrice Vaticana

UDIENZA GENERALE PAPA FRANCESCO 
Piazza San Pietro
Mercoledì, 14 ottobre 2015

FOTO, la repubblica


La Famiglia 29. - Promesse ai Bambini

Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Oggi siccome le previsioni del tempo erano un po’ insicure e si prevedeva la pioggia, questa udienza si fa contemporaneamente in due posti: noi qui in piazza e 700 malati nell’Aula Paolo VI che seguono l’udienza nel maxischermo. Tutti siamo uniti e salutiamo loro con un applauso.

La parola di Gesù è forte oggi: “Guai al mondo per gli scandali”. Gesù è realista e dice: “E’ inevitabile che avvengano scandali, ma guai all'uomo a causa del quale avviene lo scandalo”. Io vorrei, prima di iniziare la catechesi, a nome della Chiesa, chiedervi perdono per gli scandali che in questi ultimi tempi sono accaduti sia a Roma che in Vaticano, vi chiedo perdono.

Oggi rifletteremo su un argomento molto importante: le promesse che facciamo ai bambini. Non parlo tanto delle promesse che facciamo qua e là, durante la giornata, per farli contenti o per farli stare buoni (magari con qualche innocente trucchetto: ti do una caramella e promesse simili…), per invogliarli ad impegnarsi nella scuola o per dissuaderli da qualche capriccio. Parlo di altre promesse, delle promesse più importanti, decisive per le loro attese nei confronti della vita, per la loro fiducia nei confronti degli esseri umani, per la loro capacità di concepire il nome di Dio come una benedizione. Sono promesse che noi facciamo loro.

Noi adulti siamo pronti a parlare dei bambini come di una promessa della vita. Tutti diciamo: i bambini sono una promessa della vita. E siamo anche facili a commuoverci, dicendo ai giovani che sono il nostro futuro, è vero. Ma mi domando, a volte, se siamo altrettanto seri con il loro futuro, con il futuro dei bambini e con il futuro dei giovani! Una domanda che dovremmo farci più spesso è questa: quanto siamo leali con le promesse che facciamo ai bambini, facendoli venire nel nostro mondo? Noi li facciamo venire al mondo e questa è una promessa, cosa promettiamo loro?

Accoglienza e cura, vicinanza e attenzione, fiducia e speranza, sono altrettante promesse di base, che si possono riassumere in una sola: amore. Noi promettiamo amore, cioè amore che si esprime nell’accoglienza, nella cura, nella vicinanza, nell’attenzione, nella fiducia e nella speranza, ma la grande promessa è l’amore. Questo è il modo più giusto di accogliere un essere umano che viene al mondo, e tutti noi lo impariamo, ancora prima di esserne coscienti. A me piace tanto quando vedo i papà e le mamme, quando passo fra voi, portarmi un bambino, una bambina piccoli e chiedo: “Quanto tempo ha?” –“Tre settimane, quattro settimane… chiedo la benedizione del Signore”. Anche questo si chiama amore. L’amore è la promessa che l’uomo e la donna fanno ad ogni figlio: fin da quando è concepito nel pensiero. I bambini vengono al mondo e si aspettano di avere conferma di questa promessa: lo aspettano in modo totale, fiducioso, indifeso. Basta guardarli: in tutte le etnie, in tutte le culture, in tutte le condizioni di vita! Quando accade il contrario, i bambini vengono feriti da uno “scandalo”, da uno scandalo insopportabile, tanto più grave, in quanto non hanno i mezzi per decifrarlo. Non possono capire cosa succede. Dio veglia su questa promessa, fin dal primo istante. Ricordate cosa dice Gesù? Gli Angeli dei bambini rispecchiano lo sguardo di Dio, e Dio non perde mai di vista i bambini (cfr Mt 18,10). Guai a coloro che tradiscono la loro fiducia, guai! Il loro fiducioso abbandono alla nostra promessa, che ci impegna fin dal primo istante, ci giudica.

E vorrei aggiungere un’altra cosa, con molto rispetto per tutti, ma anche con molta franchezza. La loro spontanea fiducia in Dio non dovrebbe mai essere ferita, soprattutto quando ciò avviene a motivo di una certa presunzione (più o meno inconscia) di sostituirci a Lui. Il tenero e misterioso rapporto di Dio con l’anima dei bambini non dovrebbe essere mai violato. E’ un rapporto reale, che Dio lo vuole e Dio lo custodisce. Il bambino è pronto fin dalla nascita per sentirsi amato da Dio, è pronto a questo. Non appena è in grado di sentire che viene amato per sé stesso, un figlio sente anche che c’è un Dio che ama i bambini.

I bambini, appena nati, incominciano a ricevere in dono, insieme col nutrimento e le cure, la conferma delle qualità spirituali dell’amore. Gli atti dell’amore passano attraverso il dono del nome personale, la condivisione del linguaggio, le intenzioni degli sguardi, le illuminazioni dei sorrisi. Imparano così che la bellezza del legame fra gli esseri umani punta alla nostra anima, cerca la nostra libertà, accetta la diversità dell’altro, lo riconosce e lo rispetta come interlocutore. Un secondo miracolo, una seconda promessa: noi – papà e mamma – ci doniamo a te, per donare te a te stesso! E questo è amore, che porta una scintilla di quello di Dio! Ma voi, papà e mamme, avete questa scintilla di Dio che date ai bambini, voi siete strumento dell’amore di Dio e questo è bello, bello, bello!

Solo se guardiamo i bambini con gli occhi di Gesù, possiamo veramente capire in che senso, difendendo la famiglia, proteggiamo l’umanità! Il punto di vista dei bambini è il punto di vista del Figlio di Dio. La Chiesa stessa, nel Battesimo, ai bambini fa grandi promesse, con cui impegna i genitori e la comunità cristiana. La santa Madre di Gesù – per mezzo della quale il Figlio di Dio è arrivato a noi, amato e generato come un bambino – renda la Chiesa capace di seguire la via della sua maternità e della sua fede. E san Giuseppe – uomo giusto, che l’ha accolto e protetto, onorando coraggiosamente la benedizione e la promessa di Dio – ci renda tutti capaci e degni di ospitare Gesù in ogni bambino che Dio manda sulla terra.


Saluti:
[Saluto i pellegrini di lingua francese, in particolare le persone venute dalla Repubblica democratica del Congo e dalla Francia, come pure i fratelli del Sacro Cuore. Mentre si svolge il Sinodo dei Vescovi sul tema della famiglia, prego per tutte le vostre famiglie, in particolare per i bambini, affinché siamo attenti a suscitare in loro l’amore di Dio e dei loro fratelli.
Che Dio vi benedica!]

I greet the English-speaking pilgrims and visitors taking part in today’s Audience, including those from England, Scotland, Ireland, Norway, the Netherlands, Australia, Papua New Guinea, India, Indonesia, Japan, the Philippines, Thailand, Canada and the United States of America. I ask you to pray for the Synod on the Family, and to be witnesses of God’s presence in the world through your family life. God bless you all!

[Saluto i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Scozia, Irlanda, Norvegia, Paesi Bassi, Australia, Papua Nuova Guinea, India, Indonesia, Giappone, Filippine, Thailandia, Canada e Stati Uniti d’America. Vi chiedo di pregare per il Sinodo sulla Famiglia, e di essere testimoni della presenza costante di Dio nel mondo attraverso la vostra vita famigliare. Dio vi benedica tutti!]

[Do un caloroso benvenuto ai pellegrini provenienti dai paesi di lingua tedesca. Saluto i nuovi diaconi e sacerdoti del Collegium Germanicum et Hungaricum con i loro familiari, nonché i numerosi gruppi di studenti, specialmente il Gymnasium Ursulaschule di Osnabrück. Continuate a pregare per il Sinodo dei Vescovi! Tutti vogliamo assistere i genitori nel garantire ai bambini un futuro di vita e di fede. Lo Spirito Santo vi guidi sul vostro cammino.]

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua spagnola, in particolare i gruppi provenienti da Spagna e America latina. In modo speciale desidero salutare i 33 minatori cileni che erano rimasti intrappolati nelle viscere della terra per 70 giorni: credo che qualcuno di voi sarebbe in grado di venire qui a dirci cosa significhi la speranza. Grazie per avere speranza in Dio. La Vergine Maria e san Giuseppe, che aveva la custodia del Figlio di Dio, ci insegnino ad accogliere Gesù in ogni bambino. Grazie mille.]

[Carissimi pellegrini di lingua portoghese, vi saluto cordialmente tutti, in particolare i fedeli brasiliani di Bom Despacho, Mogi das Cruzes, Montenegro e Santo Amaro, e vi chiedo di accompagnare con la preghiera il Sinodo in corso. La Vergine Madre ci aiuti a seguire la volontà di Dio, prendendo le decisioni che meglio convengono alla famiglia. Pregate anche per me! Dio vi benedica!]
[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio Oriente e in modo speciale al gruppo di rifugiati iracheni e siriani presenti oggi con noi. Cari fratelli e sorelle, siamo leali con le promesse che facciamo ai bambini, e non tradiamo la loro fiducia. Il Signore vi benedica!]

[Saluto cordialmente i polacchi. Ieri abbiamo celebrato la memoria del beato Honorat Kozminski, grande devoto della Vergine Maria, che con il proprio sangue ha scritto l’atto di affidamento alla Madonna: Tuus Totus. Fondò diverse Congregazioni, soprattutto di vita nascosta. Le sue reliquie saranno deposte sabato prossimo nel Pantheon dei Grandi Polacchi, ubicato dentro il Tempio della Provvidenza Divina a Varsavia. Nell’Anno della Vita Consacrata e ottavo della Novena in preparazione al centenario della sua morte, per sua intercessione chiediamo lo spirito di fedeltà per tutti i consacrati e il dono di sante vocazioni. Sia lodato Gesù Cristo.]


APPELLO
Sabato prossimo 17 ottobre ricorrerà la Giornata Mondiale del Rifiuto della Miseria. Questa giornata si propone di accrescere gli sforzi per eliminare l’estrema povertà e la discriminazione, e per assicurare che ciascuno possa esercitare pienamente i propri diritti fondamentali. Siamo tutti invitati a fare nostra questa intenzione, perché la carità di Cristo raggiunga e sollevi i fratelli e le sorelle più poveri e abbandonati.
* * *
Rivolgo un cordiale benvenuto ai fedeli di lingua italiana.

Saluto in particolare i Superiori Maggiori dei Chierici Regolari di Somasca e le Religiose dell’Unione Superiore Maggiori d’Italia.

Sono lieto di accogliere i partecipanti al cammino dell’Unione Nazionale Pro Loco d’Italia, l’Associazione Italiana Cristiana Centri ed Opere di Solidarietà di Molfetta e i soci della Banca di Viterbo.

Nel giorno in cui si fa memoria del Papa San Callisto martire, a cui sono dedicate le celebri catacombe, auguro a tutti i pellegrini convenuti a Roma che il ricordo di tanti coraggiosi testimoni di Cristo rinvigorisca la fede di ciascuno.

Porgo un pensiero speciale ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. In questo mese di ottobre siamo tutti chiamati a sostenere le missioni con la preghiera e la solidarietà. Cari giovani, accogliete con gioia l’invito del Signore a impiegare le vostre migliori energie nell’annuncio del Vangelo; cari ammalati, vi ringrazio, perché l’offerta del vostro sacrificio è molto preziosa per quanti ancora non conoscono l’amore di Dio; cari sposi, continuate a proclamare con la vita l’affetto fedele del Signore!


© Copyright - Libreria Editrice Vaticana

UDIENZA GENERALE PAPA FRANCESCO
Piazza San Pietro
Mercoledì, 7 ottobre 2015



Famiglia - 28. Spirito famigliare

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
Da pochi giorni è iniziato il Sinodo dei Vescovi sul tema “La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo”. La famiglia che cammina nella via del Signore è fondamentale nella testimonianza dell’amore di Dio e merita perciò tutta la dedizione di cui la Chiesa è capace. Il Sinodo è chiamato ad interpretare, per l’oggi, questa sollecitudine e questa cura della Chiesa. Accompagniamo tutto il percorso sinodale anzitutto con la nostra preghiera e la nostra attenzione. E in questo periodo le catechesi saranno riflessioni ispirate da alcuni aspetti del rapporto – che possiamo ben dire indissolubile! – tra la Chiesa e la famiglia, con l’orizzonte aperto al bene dell’intera comunità umana.

Uno sguardo attento alla vita quotidiana degli uomini e delle donne di oggi mostra immediatamente il bisogno che c’è ovunque di una robusta iniezione di spirito famigliare. Infatti, lo stile dei rapporti – civili, economici, giuridici, professionali, di cittadinanza – appare molto razionale, formale, organizzato, ma anche molto “disidratato”, arido, anonimo. Diventa a volte insopportabile. Pur volendo essere inclusivo nelle sue forme, nella realtà abbandona alla solitudine e allo scarto un numero sempre maggiore di persone.

Ecco perché la famiglia apre per l’intera società una prospettiva ben più umana: apre gli occhi dei figli sulla vita – e non solo lo sguardo, ma anche tutti gli altri sensi – rappresentando una visione del rapporto umano edificato sulla libera alleanza d’amore. La famiglia introduce al bisogno dei legami di fedeltà, sincerità, fiducia, cooperazione, rispetto; incoraggia a progettare un mondo abitabile e a credere nei rapporti di fiducia, anche in condizioni difficili; insegna ad onorare la parola data, il rispetto delle singole persone, la condivisione dei limiti personali e altrui. E tutti siamo consapevoli della insostituibilità dell’attenzione famigliare per i membri più piccoli, più vulnerabili, più feriti, e persino più disastrati nelle condotte della loro vita. Nella società, chi pratica questi atteggiamenti, li ha assimilati dallo spirito famigliare, non certo dalla competizione e dal desiderio di autorealizzazione.

Ebbene, pur sapendo tutto questo, non si dà alla famiglia il dovuto peso – e riconoscimento, e sostegno – nell’organizzazione politica ed economica della società contemporanea. Vorrei dire di più: la famiglia non solo non ha riconoscimento adeguato, ma non genera più apprendimento! A volte verrebbe da dire che, con tutta la sua scienza, la sua tecnica, la società moderna non è ancora in grado di tradurre queste conoscenze in forme migliori di convivenza civile. Non solo l’organizzazione della vita comune si incaglia sempre più in una burocrazia del tutto estranea ai legami umani fondamentali, ma, addirittura, il costume sociale e politico mostra spesso segni di degrado – aggressività, volgarità, disprezzo… –, che stanno ben al di sotto della soglia di un’educazione famigliare anche minima. In tale congiuntura, gli estremi opposti di questo abbrutimento dei rapporti – cioè l’ottusità tecnocratica e il familismo amorale – si congiungono e si alimentano a vicenda. Questo è un paradosso.

La Chiesa individua oggi, in questo punto esatto, il senso storico della sua missione a riguardo della famiglia e dell’autentico spirito famigliare: incominciando da un’attenta revisione di vita, che riguarda sé stessa. Si potrebbe dire che lo “spirito famigliare” è una carta costituzionale per la Chiesa: così il cristianesimo deve apparire, e così deve essere. E’ scritto a chiare lettere: «Voi che un tempo eravate lontani – dice san Paolo – […] non siete più stranieri né ospiti, ma concittadini dei santi e familiari di Dio» (Ef 2,19). La Chiesa è e deve essere la famiglia di Dio.

Gesù, quando chiamò Pietro a seguirlo, gli disse che lo avrebbe fatto diventare “pescatore di uomini”; e per questo ci vuole un nuovo tipo di reti. Potremmo dire che oggi le famiglie sono una delle reti più importanti per la missione di Pietro e della Chiesa. Non è una rete che fa prigionieri, questa! Al contrario, libera dalle acque cattive dell’abbandono e dell’indifferenza, che affogano molti esseri umani nel mare della solitudine e dell’indifferenza. Le famiglie sanno bene che cos’è la dignità del sentirsi figli e non schiavi, o estranei, o solo un numero di carta d’identità.

Da qui, dalla famiglia, Gesù ricomincia il suo passaggio fra gli esseri umani per persuaderli che Dio non li ha dimenticati. Da qui Pietro prende vigore per il suo ministero. Da qui la Chiesa, obbedendo alla parola del Maestro, esce a pescare al largo, certa che, se questo avviene, la pesca sarà miracolosa. Possa l’entusiasmo dei Padri sinodali, animati dallo Spirito Santo, fomentare lo slancio di una Chiesa che abbandona le vecchie reti e si rimette a pescare confidando nella parola del suo Signore. Preghiamo intensamente per questo! Cristo, del resto, ha promesso e ci rincuora: se persino i cattivi padri non rifiutano il pane ai figli affamati, figuriamoci se Dio non darà lo Spirito a coloro che – pur imperfetti come sono – lo chiedono con appassionata insistenza (cfr Lc11,9-13)!



Saluti:
[Sono lieto di accogliere i pellegrini di lingua francese provenienti dalla Francia e dalla Svizzera. Saluto calorosamente tutte le famiglie, particolarmente quelle dei rifugiati venuti dall’Iraq presenti a questa Udienza. Vi invito ad accompagnare e sostenere con la vostra preghiera i lavori del Sinodo. Che Dio vi benedica!]

I offer an affectionate greeting to all the English-speaking pilgrims and visitors present at today’s Audience, including those from England, Scotland, Ireland, the Faroe Islands, Gibraltar, the Netherlands, Norway, Nigeria, Indonesia, Japan, Malaysia, the Philippines, Canada and the United States. I ask you to continue to pray for the Synod on the Family, and to recommit your families to Christ. May you always be witnesses to his mercy and love in the world. God bless you all!
[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua inglese presenti a questa Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Scozia, Irlanda, Isole Far-Oer, Gibilterra, Paesi Bassi, Norvegia, Nigeria, Indonesia, Giappone, Malesia, Filippine, Canada e Stati Uniti. Vi chiedo di continuare a pregare per il Sinodo sulla famiglia e di riaffidare le vostre famiglie a Cristo. Possiate esseri i testimoni del Suo amore e della Sua misericordia nel mondo. Dio vi benedica tutti!]

[Con affetto do il benvenuto ai visitatori di lingua tedesca. Saluto in particolare i pellegrini della Diocesi di Münster, gli allievi del liceo Schloss Neuhaus di Paderborn e i ministranti dell’Arcidiocesi di Colonia, nonché i giovani venuti per la settimana di informazione della Guardia Svizzera. Nell’odierna festa della Madonna del Rosario affidiamo le famiglie a Maria, Regina della famiglia, e vi invito ad accompagnare il Sinodo dei Vescovi con la preghiera. Il Signore vi benedica tutti.]

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua spagnola, in particolare quelli venuti dalla Spagna e dall’America latina. Invito tutti a invocare l’intercessione di Nostra Signora del Rosario per i lavori del sinodo. Molte grazie.]

[Saluto i pellegrini di lingua portoghese, in particolare i fedeli della parrocchia della Graça. Uniti nella preghiera per il Sinodo dei Vescovi, auguro che il vostro pellegrinaggio a Roma rafforzi, nell’amore divino, i vincoli di ciascuno con la propria famiglia, con la comunità ecclesiale e con la società. La Madonna vi accompagni e vi protegga. ]

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio Oriente e in modo specialeal gruppo di rifugiati iracheni presenti qui oggi con noi. Cari fratelli e sorelle, preghiamo perché i Padri sinodali sappiano attingere dal tesoro della viva tradizione parole di consolazione e orientamenti di speranza per le famiglie chiamate a costruire il futuro della comunità ecclesiale. Il Signore vi benedica!]

[Saluto cordialmente i pellegrini polacchi. In particolare do il benvenuto al folto gruppo degli operatori e dei volontari della Caritas della Diocesi di Koszalin-Kolobrzeg, nonché i religiosi e le religiose che in varie parti del mondo svolgono la pastorale dei migranti polacchi. Carissimi, vi unisce lo spirito di fede e di amore di Cristo che con impegno cercate di portare a tutti quelli che hanno bisogno del vostro sostegno materiale e spirituale. Alla Madonna del Rosario, Patrona della giornata odierna, affido voi e tutti coloro che servite. La Sua materna assistenza sia fonte di serenità e di forza. Dio benedica tutti voi qui presenti e i vostri cari.]

[Con affetto do il benvenuto ai pellegrini slovacchi, in particolare ai gruppi parrocchiali.
Cari fratelli e sorelle, la Chiesa oggi fa memoria della Beata Maria Vergine del Rosario. Sull’esempio di San Giovanni Apostolo anche voi accogliete Maria nelle vostre case e fateLe spazio nella vostra esistenza quotidiana. 
A tutti voi la mia Benedizione.]

[Saluto cordialmente i pellegrini ungheresi di Budapest e della Arcidiocesi di Alba Iulia, accompagnati dal Vescovo Mons. Giuseppe Tamás, Isten éltessen! Un saluto speciale porgo al maestro e ai membri del coro Sepviz.
Domani ricorre la festa della Magna Domina Hungarorum. Chiedendo la sua intercessione, vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica.
]

* * *
Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. Saluto in modo particolare Mons. Vincenzo Paglia e i collaboratori delPontificio Consiglio per la Famiglia, ringraziandoli per l’impegno nell’organizzazione dell’VIII° Incontro Mondiale delle famiglie a Filadelfia.

Sono lieto di accogliere i partecipanti al Corso promosso dai Missionari Verbiti e l’Associazione italiana delle famiglie con malati affetti dalla sindrome di Von Hippel-Lindau. Saluto il Corpo italiano di soccorso dell’Ordine di Malta; i militari di Caserta, Avellino e Napoli e i membri dell’Associazione italiana di Medicina Nucleare. Auguro a tutti che la visita presso le tombe degli Apostoli sia un’occasione per rinvigorire la gioia della fede.

Porgo un pensiero speciale ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Oggi celebriamo la memoria della Beata Vergine Maria del Rosario. Cari giovani, la speranza che abita il cuore di Maria vi infonda coraggio di fronte alle grandi scelte della vita; cari ammalati, la fortezza della Madre ai piedi della croce vi sostenga nei momenti più difficili; cari sposi novelli, la tenerezza materna di Colei che ha accolto nel grembo Gesù accompagni la nuova vita familiare che avete appena iniziato.


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